Questo e’ l’anno dei remake televisivi, oltre a quello nel subject sta andando in onda per l’ABC, “V”, remake della serie cult “Visitors”.
Il piccolo (ma agguerrito) canale via cavo AMC gia’ produttore di due serie di grande successo come “Mad Men” e “Breaking Bad”, si cimenta nel difficilissimo compito di produrre una miniserie di 6 puntate ispirata alla omonima serie British di fine anni ’60 interpretata e creata da Patrick McGoohan.
Dico intenzionalmente “ispirata”, perche’ della serie originale recupera solo l’idea di fondo del “villaggio” e poi se ne distacca ampiamente. Chi pensasse di ritrovare in questi 6 episodi l’atmosfera e lo stile della serie originale rimarrebbe senz’altro deluso.
Chi pensa come me che 6 puntate siano poche per un arco narrativo compiuto avra’ modo di capire di essersi sbagliato clamorosamente. A parte che originariamente anche McGoohan aveva pensato a 6 puntate (poi portate a 17 per il grande successo ottenuto), ma data l’impostazione attuale, quasi 300 minuti di girato diventano persino troppi e infatti a tratti la visione risulta indigesta, inciampa, non prosegue speditamente e puo’ per qualcuno rivelarsi oltremodo “pesante”.
E’ bene dirlo subito: qui non si tratta di paragonare la serie con quella precedente: ci sono si degli omaggi, spunti e similitudini, ma siamo ben al di la’ del semplice remake, qui si e’ gettata la palla oltre l’ostacolo e si e’ avuto lo stomaco di fare qualcosa di completamente diverso.
Probabilmente non compiuto, non del tutto risolto e anche un po caotico, ma terribilmente affascinante e ipnotico.
http://www.youtube.com/watch?v=s8VZs7aLJCo
L’incubo del Villaggio non e’ mai stato cosi’ allucinatorio, lisergico, metafisico. Complice anche la location desertica e il montaggio, il girato ondeggia tra una realta’ virata su colori freddi e l’esperienza irreale del Villaggio, in una luce abbagliante e calda, in mezzo a case geometriche mangiate dalla sabbia del deserto che si insinua ovunque.
La spiegazione del misterioso villaggio non e’ certo nuova, non si tratta davvero di un twist “classico” e si intuisce quasi fin da subito. Oltretutto la “quadra” del cerchio rimane sospesa e non esplicitata se non indirettamente. Non c’e’ (se dio vuole) lo spiegone finale, la pappina pronta servita in modo da imbeccare lo spettatore.
Questa sua indeterminatezza, questo lasciare aperte (alcune e non tutte) interpretazioni e’ abbastanza equilibrato ed e’ senz’altro un punto di forza. Continue reading →